Mi sveglierò sentendo caffè ed ascoltando, poi, distrattamente e a tratti, la tv. E guarderò le foto, poste sopra ai mobili, accanto alle candele, ai giochi e ai Queen. Per ricomporre ancora puzzle fragili, attimi, frasi e liti inutili; abbracci, vodka e giorni che non smetteranno mai di vivere dentro di noi.
E crescerò, suonando poi canzoni inabili, per perdermi nel tempo e andare via. Dicendo che sei speciale tu, sapendo che poi è semplice pensare ancora a noi, gridando dentro me.
Per dire che è fragile pensare ancora a noi, è inutile uscire se poi dentro piove. Cercherò nel cielo le risposte per saper che fare, guarderò le stelle senza non avere mai niente da dire, da fare; fermo solamente a stare a fissare, guardare, perdersi nel tempo e ancora, poi, pensando ancora a noi.
Sempre uguale.
Mi volterò a cercar dov’è un posto dove è facile, e guarderò nel tempo, poi, per vivere, ore ed ore. Gridando che è fragile pensare ancora a noi, è inutile uscire se poi dentro piove. Cercherò nel cielo le risposte per saper che fare, guarderò le stelle senza non avere mai niente da dire, da fare; fermo solamente a stare a fissare, guardare, perdersi nel tempo, assieme ad attimi.